Mezza maratona bagnata mezza maratona fortunata
Piove. Diluvia quasi. Dei tremila iscritti non siamo più di millecinque. E pensare al sole che c’ era ieri.. La Elly è vestita carina e si sta ammollando tutta per tenermi l’ ombrello mentre mi spoglio in piazza Santa Croce. Trema. Anch’io. Non vedo l’ ora di partire, oppure no ancora non l’ ho capito. Tutta la gente cerca un riparo improvvisato, uno dei teloni del village, una vetrina di un bar, noi siamo sotto una terrazza insieme a un paio di persone che vengono da Brescia. Guerrieri anche loro. Mi trovo in pantaloncini e maglietta col cappellino della deejay ten e la mia morosa che mi tiene l’ ombrello mentre cerchiamo il deposito borse, nella palestra ci dicono, la si vede dalla gente che c’è ammassata fuori. “Eccola, aspetta qua mentre trovo un buco per appoggiare la roba”. La palestra, 40 metri quadrati, 200 persone, 200 gradi centigradi. Le nove e 20, manca poco, con non poca fatica mi guadagno l’ uscita e il mio ombrello, devo dire che l’ emozione si comincia a sentire, il brusio sale, i pacemaker con i loro palloncini escono allo scoperto e saltellano avvicinandosi alla linea di partenza: arancio 1:45 .. viola 1:40 .. ecco i miei, giallo 1:50. Do un bacio alla mimma “ci vediamo fra un paio d’ore al traguardo, fai le foto” e zac come un pazzo, non tanto convinto salto fuori dall’ ombrello e comincio a corricchiare verso il via, improvvisando un po’ di streching mentre un lampo prima e un tuono poi mi fa sorridere: “chi ce lo fa fare?” chiedo senza aprire bocca al tizio accanto a me che mi guarda, in canottiera lui, maniche lunghe io, la risposta non ce la siamo mai data - 9.25 e siamo tutti bellini davanti all’ arco gonfiabile, i fischietti dei direttori di gara, anche quelli ti caricano, siamo uno attaccato all’ altro, in 20 metri di strada più di mille persone, mi arriva qualche pedata da chi tira su il piede per stirare il muscolo, non so se ci sentiamo più leoni o più coglioni, ma di sicuro ci sentiamo bagnati; dalle prime due file si solleva un runner con i capelli grigi appiccicati sulla fronte, in canottiera zuppa che si gira indietro e incita con il pugno la folla, siamo gasati e carichi, aspettiamo solo lo sparo, un minuto così dura almeno cinque, sappiamo che ci basta partire per smettere di tremare dal freddo.. 9e30 e siamo sempre fermi ci sono i giudici di gara con le moto sempre nel mezzo, si sollevano in aria i fischi, sempre di più, mi viene da sorridere quasi imbarazzato da tutto quel casino che stiamo facendo, urlo mi diverto.
BANG!
Via, il primo minuto occhio a non cadere, confusione, pozzanghere, pavimentazione sconnessa, d’altronde siamo nel centro di Firenze, ho già le scarpe zuppe uffa. Si prosegue un po’ a rilento le strade sono strette e la gente è tanta, il primo chilometro 5’20” sono indietro se voglio fare 1h50 devo stare sotto 5’13” mi accorgo di non aver fatto il doppio nodo alle stringhe “cazzo! Sicuro che mi si slacciano” Non so come ma mi trovo poco dietro i palloncini dell’ ora e quarantacinque, provo a seguirli, spinto dal fiume di gente che ho dietro e risucchiato da tutta quella che ho davanti, mi diverto a gestire questa cosa. Piazza della Signora, Via dei Calzaiuoli, turisti, transenne, Duomo, Via Roma, Piazza della Repubblica, Via della Vigna Nuova, Arno. A Porta a Prato mi si slaccia la scarpa, cazzo ero quasi dietro i palloncini arancio, mi devo fermare. E’ dura, davvero dura fermarsi quando sei incanalato in quella massa di gente ad un ritmo alto e in un momento nel quale vorresti accelerare e non certo rallentare. Ma mi fermo, dietro a un cassonetto, ho i guanti e impreco mentre mi faccio i doppi nodi. Via! “Quanto ho perso? oddio no! Calma Alessio non sei mica alle olimpiadi sei qui per divertirti, lo spirito è quello però l’ agonismo della gara ti prende. Alla fine non ho perso molto, vedo sempre i palloncini dell’ 1h45, ma mi hanno quasi raggiunto quelli gialli dell’ 1h50. (il mio obiettivo in fondo). Però le gambe hanno voglia di andare e riallungo e poco dopo sono dove ero prima con solo un po’ di fiatone in più. Ok dico, son qua, guanti, cappellino (bagnati) buona compagnia, rilassato e meno affaticato di quanto avrei mai detto, complice l’ acqua e il fresco, così decido di starmene qua per i prossimi dieci chilometri, metà gara diciamo. Porta Romana, Ristoro, the caldo, spicchio d’arancia, banana se vuoi, Via Romana, Ponte della Carraia, Ponte Vecchio, turisti.
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19esimo, le gambe cominciano a farsi dure, il passo alto comincia a portarti il conto a casa ma ormai arriverei al traguardo anche se perdessi l’ uso dei piedi!
20esimo, non ce la faccio ancora ad allungare.
Agli ultimi 500mt si però, accelero e sorpasso un gruppetto, un tizio davanti a me con un gilet arancio è in chiara difficoltà allora lo incito un po’, è spagnolo. Lungarno, la biblioteca, ultima curva, casina arrivooo
Vedo subito la Eleonora con la macchina fotografica ma lei non mi vede subito, siete tutti uguali mi dirà poi, ma una foto da dietro me la fa comunque..
Tappeto verde, sprint finale, traguardo, fotografi, medaglia! Non si può descrivere bene quei momenti, ti senti fiero, non importa se sono 500 quelli arrivati prima di te, si gareggia sempre contro noi stessi mai contro gli altri, sei contento, hai fame, sete, ti fanno male le gambe, e hai una morosa stupenda che ti ha aspettato tutto questo tempo al bar che viene a congratularsi. Sono vivo. Chi m’ammazza a me?
Smette di piovere, bastardo.
1h44.